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Anticipo a 5 anni per la scuola elementare?

Già scegliere la scuola giusta è complicato ma se hai un bambino che deve iniziare la scuola primaria forse, ti stai chiedendo anche come reagirà il bambino quando inizierà la prima elementare? Sarà pronto? Che tipo di allievo sarà?

Te lo chiedi doppiamente se hai deciso per l’anticipo scolastico. 
La scelta va fatta valutando le attitudini del bambino, ma anche le caratteristiche dell'istituto e il metodo didattico.
Ma cosa si intende per anticipo scolastico?

L'anticipo scolastico è stato introdotto con la legge 53/2003, che ha ridisegnato il sistema dell’istruzione, dalla scuola dell'infanzia fino alle scuole superiori. La possibilità di iscrivere alla prima classe della scuola primaria i bambini di circa cinque anni e mezzo, che compiono i 6 anni entro il 30 aprile dell'anno scolastico di riferimento, è stata poi formalizzata con il Decreto legislativo n. 59/2004. 

LA SCELTA COMPETE AI GENITORI

La scelta spetta infatti ai genitori. Scelta che inevitabilmente solleva molte domande e tanti dubbi. È giusto o sbagliato anticipare il percorso scolastico di un bambino nato a gennaio o febbraio? Andare a scuola, prima del tempo, è un bene per i bambini oppure accelerare le tappe può interferire con un sano e naturale sviluppo emotivo e cognitivo?

Chi sceglie di mandare il proprio figlio alla scuola primaria in anticipo, e, dunque, a cinque anni e mezzo, lo fa in genere perché ritiene che il bambino sia pronto, magari è già capace di leggere e scrivere, sia pur in modo limitato, e si dimostra interessato e curioso.

In realtà, le considerazioni che andrebbero fatte sono più ampie.

Volendo dare un’occhiata a come si regolano gli altri Stati dell’Unione sull’età di inizio della scuola per i bambini, si apprende che in realtà una vera comparazione è complicata, perché i sistemi scolastici divergono notevolmente. In diversi Stati il “cambio di passo” è graduale, flessibile, e non coincide con un passaggio obbligato da un tipo di scuola a un'altra a una data sempre costante: c’è discrezionalità, sia da parte dei genitori che degli insegnanti, nel valutare i progressi e lo sviluppo del bambino, e il salto alla fase superiore può essere ritardato o accelerato anche nel corso dell’anno.
L’anticipo a 5 anni è prassi comune in pochi casi (Regno Unito, Irlanda, Malta, Paesi Bassi), mentre altri paesi (soprattutto baltici e orientali) posticipano addirittura l’inizio a 7 anni o lasciano libertà di scegliere per i 6 o i 7 anni.

In secondo luogo, la valutazione del bambino dovrebbe riguardare non solo l’aspetto puramente intellettivo ma anche l’autodisciplina e la capacità di concentrazione che solo i bambini più maturi hanno, poco importa se sanno già un pò leggere e scrivere.
Non si tratta, infatti, solo di leggere e scrivere: la scuola richiede attenzione, concentrazione e rispetto delle regole e del gruppo.

I bambini in età prescolare si distraggono facilmente ed é quindi difficile far fare loro una attività in modo continuato.

Questo rimane vero per molti bambini anche di 5 o 6 anni o più. All’inizio del percorso scolastico ha dunque grandissimo rilievo la maturità del bambino/a rispetto alla media, sia come caratteristica individuale (ci sono bambini che per temperamento sono anzitempo “maturi”), sia quando deriva dall’avere qualche mese di più rispetto ad altri bambini della stessa classe (come capita spesso ai nati tra febbraio-marzo e aprile-maggio che iniziano la scuola con sei mesi in più rispetto, ad esempio, ai nati di settembre-dicembre).

Ovviamente non sempre i bambini più grandi sono più maturi: a volte sei mesi sono tanti, a volte non significano nulla, dipende dalla genetica, dalla cultura famigliare, dalle esperienze pregresse.

Continuando la nostra riflessione sull'opportunità di "anticipare" l'ingresso alle scuole elementari è necessario sottolineare come i bambini di oggi siamo molto più svegli di quelli di ieri ma, spesso, anche molto meno autonomi perché vengono anticipati da noi adulti che provvediamo a tutti i loro bisogni.

Insomma, il genitore non dovrebbe galvanizzarsi se suo figlio sa scrivere il suo nome, ma valutare più oggettivamente il suo comportamento complessivo.

Come?

Un buon punto di partenza è valutare obiettivamente quanto è autonomo nel fare le cose.

Un bambino che sa leggere ma non si sa tagliare la carne da solo non è detto sia pronto per essere anticipato.
Un bambino pronto per la scuola dovrebbe essere anche in grado di tenere a posto i suoi giochi, ricordarsi dove ha messo le scarpe o narrare verbalmente un avvenimento vissuto in modo che sia comprensibile ad altri.

In generale, gli esperti concordano sul fatto che la scelta, eventualmente, vada fatta valutando le attitudini individuali di ciascun bambino, ma anche le caratteristiche della struttura scolastica e il metodo didattico adottato dagli insegnanti, in modo che il passaggio dalla scuola dell’infanzia ai banchi di scuola sia piacevole e non traumatico.

C’è chi ritiene che l’anticipo scolastico sia un modo per stimolare ulteriormente l’intelligenza dei bambini. Per esempio, secondo Giuseppe Mele, presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri, «oggi i bambini ricevono tanti stimoli, molto più che in passato, sia dai mass media sia dalla famiglia. Stimoli che favoriscono una maggiore rapidità di apprendimento, per cui non credo ci siano controindicazioni, fermo restando che l’offerta didattica sia tale da poter intercettare i bisogni dei bambini anticipatari».