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Liceo Quadriennale: tra dubbi e successi

Il Liceo Quadriennale: la sperimentazione che rilancia l’offerta formativa.

La nascita dei Licei Quadriennali risale al 15/02/2014, data in cui il MIUR ha dato la possibilità di attivare percorsi liceali della durata di 4 anni anziché 5, con l’obiettivo di creare scuole orientate al mondo del lavoro in una prospettiva sempre più internazionale. Alla sperimentazione avviata dal Miur hanno aderito, dal gennaio 2018, circa 200 scuole in tutta Italia, nonostante il percorso quadriennale sia ancora poco conosciuto e incontri spesso pregiudizi e dubbi da parte di genitori e docenti.

Per le scuole superiori più innovative è stata un’occasione per riscrivere e rilanciare la loro offerta formativa, definendo programmi nuovi e più efficaci, confrontandosi con altri sistemi scolastici europei e i licei italiani all’estero, che già diplomano studenti all’età di 18 anni. D’altra parte, per i dirigenti e per i docenti delle scuole interessate alla sperimentazione non è stato facile “ripensare” la scuola superiore in 4 anni. Vediamo quali sono state le sfide e le opportunità di questo cambiamento.

Opportunità, difficoltà e interdisciplinarietà

Un primo ostacolo è stato quello dell’organizzazione dell’anno scolastico, della settimana (così come il programma delle singole lezioni) che per ben funzionare ha dovuto essere precisa e ben definita, in modo da evitare ritardi e sovrapposizioni. Il Liceo Quadriennale infatti non è un’abbreviazione degli studi, ma nemmeno una semplice “concentrazione” di competenze e conoscenze.

E’ compito del dirigente e del corpo docente rendere estremamente efficaci le ore passate a scuola dagli studenti, in modo da coprire l’intero programma; serve quindi collaborazione e motivazione da parte di tutto il personale della scuola. Una delle parole chiave da usare quando si parla di Licei Quadriennali è infatti “interdisciplinarietà”, ovvero un approccio didattico che permette lo studio trasversale di più materie. Questo metodo si presenta sotto forma di varie “Unità di apprendimento” caratterizzate dalla condivisione di un prodotto finale, con l’apporto di diverse discipline. Richiede un elevato livello di organizzazione e una lunga programmazione, ma i risultati sono ottimi e improntati verso una visione “globale” dei saperi. Per esempio, basta pensare a quanto i programmi di italiano, filosofia, storia e storia dell’arte si sovrappongano, o a quante competenze fondamentali (comprensione del testo, capacità di sintesi, capacità di esposizione) siano trasversali e quindi affrontabili da più punti di vista complementari.

Dubbi e vantaggi del percorso quadriennale

I vantaggi di un percorso quadriennale sono da trovare prima di tutto nel fatto che gli studenti hanno la possibilità di terminare il loro percorso scolastico a 18 anni, come la maggior parte dei loro coetanei europei. L’ “anno in più” può servire per accedere all’università con un anno di anticipo, ma anche per fare tirocini in aziende, per viaggiare, per imparare una lingua straniera, tutte esperienze di crescita irripetibili.

Nonostante le numerose sperimentazioni abbiano sempre più successo, In Italia permangono comunque dubbi sulla qualità della formazione data dei licei quadriennali, ovvero la loro capacità di preparare in modo ottimale gli studenti in soli 4 anni. Vista la “storicità” dei licei quinquennali in Italia, e la (purtroppo) scarsa conoscenza dei sistemi scolastici europei, il “liceo breve” viene ancora, talvolta, visto come una pura semplificazione e facilitazione degli studi. Pochi infatti in Italia sono interessati alla semplice “accelerazione” degli studi, anche se la tendenza ad accrescere il tempo-scuola non ha in passato necessariamente migliora le condizioni dell’apprendimento.

Non solo quadriennale

Un Liceo Quadriennale, proprio perché nato dal “ripensare” la scuola superiore, ha comunque anche altre caratteristiche che possono attirare anche i più dubbiosi.

L’interdisciplinarietà fa nascere laboratori a tema, materie innovative come matematica applicata, educazione all'imprenditorialità e alla cittadinanza, nuovi metodi, come quello della “flipped classroom” (“classe ribaltata”) che sviluppano le competenze più difficili da trovare, le famose “soft skills”, così importanti nel mondo del lavoro. Uno dei punti più qualificanti è però quello dell’internazionalizzazione e l’attenzione alle lingue straniere, con alcune materie insegnate in lingua inglese e numerosi corsi extra curricolari di lingue europee ma anche extra europee, come il cinese.